IL LABIRINTO DELLA MASONE DI FRANCO MARIA RICCI

IL LABIRINTO DI MASONE
IL LABIRINTO DI MASONE, credits @labirintodifrancomariaricci

IL LABIRINTO DI MASONE rappresenta il concretizzarsi del sogno di Franco Maria Ricci, ispirato in parte dal famoso autore argentino Borges, suo amico e collaboratore. L’editore e fondatore della esclusiva casa editrice FMR, noto in tutto il mondo per la sua “ossessione” nei confronti della bellezza classica, da il via a questo progetto nel 2005.  Il luogo prescelto è la campagna parmense e il disegno comprende, oltre al labirinto, vari edifici tra cui una biblioteca e un museo. L’apertura al pubblico avviene solo 10 anni dopo e consente l’esposizione della vasta collezione di libri e opere d’arte del suo ideatore. Oltre a questo è possibile osservare da vicino tutte le pubblicazioni di FMR, compresa L’intera collezione della famosa rivista.


CHI E’ FRANCO MARIA RICCI?

Franco Maria Ricci nasce da una famiglia aristocratica genovese. Si laurea in Geologia a Parma, dove inizia la sua attività di editore ed artista grafico nei primi anni 60. Progetta marchi, manifesti e campagne pubblicitarie che riscuotono particolare successo soprattutto per la ricercatezza e il rigore che le caratterizzano. Dopo un’approfondito studio di Giambattista Bodoni e del suo lavoro, decide di ristamparne il Manuale Tipografico. Il successo ottenuto dall’edizione di 900 preziosi esemplari eseguiti con una cura quasi maniacale, lo porta a intraprendere la carriera editoriale. Tre anni dopo fonda la casa editrice FMR a Parma, con cui pubblica edizioni artistiche e letterarie di estremo pregio, collaborando con artisti del calibro di Jorge Luis Borges. Nel 1982 inizia una nuova avventura con l’inaugurazione della prima rivista FMR. E’ l’inizio di un’altro successo che prosegue fino al 2002, quando l’intero progetto viene ceduto al gruppo Art’è.

Franco Maria Ricci, credits @labirintodifrancomariaricci
Franco Maria Ricci, credits @labirintodifrancomariaricci

CURIOSITA’

FMR, il nome della rivista di Franco Maria Ricci è l’acronimo dato dalle iniziali del nome dell’editore. Le tre lettere pronunciate in francese, suonano come “Ephemer” (tradotto in italiano: “effimero”)

jaguard
La splendida jaguard esposta nell’atrio

LABIRINTO DI MASONE E FONDAZIONE

Quello dj Masone è il più grande labirinto esistente in Europa, è composto da circa 200 mila piante di bambù, appartenenti a venti specie diverse. Franco Maria Ricci lo descrive come un percorso in cui inoltrarsi e perdersi, per fantasticare e riflettere. Al suo interno, si trovano spazi dove sono presenti sculture fatte di bambù e spiegazioni sui significati del labirinto nella storia.

EDIFICIO

Gli edifici del Labirinto della Masone sono stati progettati in collaborazione con l’architetto Pier Carlo Bontempi. Per il disegno del dedalo, Ricci si ispira ai mosaici delle ville e delle terme romane, mentre per le opere murarie prende spunto dalle architetture risalenti al periodo della Rivoluzione Francese. Viene considerato soprattutto il lavoro dell’italiano Antolini, autore di un visionario progetto del Foro Bonaparte a Milano. Si tratta di un lavoro che non è stato mai eseguito, ma è stato tramandato nel tempo da un volume di Bodoni. Tutti gli edifici sono realizzati in mattoni fatti a mano, un materiale tipico del territorio padano, scelto per armonizzare il complesso con il paesaggio circostante.

MUSEO

La collezione d’arte rispecchia il gusto e il percorso di Franco Maria Ricci. I pezzi sono circa cinquecento e attraversano cinque secoli di Storia dell’Arte. Vengono acquistati principalmente durante l’ideazione e la preparazione delle sue più preziose opere editoriali. L’allestimento della mostra stabile sottolinea spesso i parallelismi che esistono tra le scelte di editore e quelle di collezionista ed è allestita basandosi su questo criterio.

 

Ligabue credits @labirintodifrancomariaricci
Oper di Ligabue esposta al museo della Masone – credits @labirintodifrancomariaricci

LA VISIONE DI FRANCO MARIA RICCI

“Sognai per la prima volta di costruire un Labirinto circa trent’anni fa, nel periodo in cui, a più riprese, ebbi ospite, nella mia casa di campagna vicino a Parma, un amico, oltreché collaboratore importantissimo della casa editrice che avevo fondato: lo scrittore argentino Jorge Luis Borges. Il Labirinto, si sa, era da sempre uno dei suoi temi preferiti; e le traiettorie che i suoi passi esitanti di cieco disegnavano intorno a me mi facevano pensare alle incertezze di chi si muove fra biforcazioni ed enigmi. Credo che guardandolo, e parlando con lui degli strani percorsi degli uomini, si sia formato il primo embrione del progetto che finalmente, nel giugno del 2015, ho aperto al pubblico.

Com’è noto, quando fece costruire il suo Labirinto, che era una prigione, Minosse nutriva intenzioni cupe e crudeli; io immaginai un equivalente addolcito, che fosse anche un Giardino, dove la gente potesse passeggiare, smarrendosi di tanto in tanto, ma senza pericolo.

La passione per il bambù – questa pianta elegantissima, ma così poco utilizzata in Occidente, e specialmente in Italia – mi suggerì la materia prima ideale.

Da allora, e soprattutto negli ultimi anni, l’impresa ha assorbito la maggior parte del mio tempo. Quando nacque, il progetto aveva un carattere abbastanza personale. Sulle terre che avevano nutrito, e un po’ anche arricchito, la mia famiglia, volevo lasciare una traccia di me.

Col passare del tempo quell’idea primitiva si è in gran parte trasformata.  Forse è colpa dell’età, ma ormai vedo il Labirinto soprattutto come un modo di restituire, a un lembo di Pianura Padana che comprende Parma, il suo contado e le città vicine, una parte almeno del molto che mi ha dato.

Accanto al Labirinto è sorto un Museo (l’intera collezione di opere d’arte che ho raccolto in cinquant’anni), una Biblioteca (con le mie collezioni bibliofile e tutti i libri che ho pubblicato in 50 anni), spazi per mostre temporanee, un Archivio, e strutture turistiche che assicurano, tanto all’Internazionale dei Colti e dei Curiosi quanto alla gente del luogo, specialmente ai giovani, accoglienza e occasioni di svago, di informazione e di ispirazione, nel segno della Civiltà, dello stile e del comfort.

Il bistrò, il caffè e una gustosa gastronomia parmigiana, sono affidate alle mani abili dello chef “stellato” Spigaroli.”

Franco Maria Ricci

COME RAGGIUNGERE IL LABIRINTO

Si trova a meno di 10 minuti di auto da Fidenza (PR) e 15 minuti da Parma.

In auto: da Milano: uscita autostrada A1 Fidenza, seguire via Emilia verso Parma; da Bologna: uscita autostrada A1 Parma, seguire via Emilia verso Fidenza; da La Spezia: A15 Parma Ovest, seguire via Emilia verso Fidenza.

In treno, le stazioni più vicine sono quelle di Fidenza e Parma.

 


CENNI STORICI SUL LABIRINTO

Il labirinto, nell’attuale immaginario collettivo, rappresenta un percorso di crescita dove al centro è possibile incontrare se stessi, per poi compiere un percorso inverso di  rinascita consapevole. Il mito del labirinto nasce nell’antichità e ha sempre affascinato per quel simbolismo che lo associa al percorso vitale di ognuno di noi. Viene in seguito adottato dalla religione cristiana, che lo carica di misticismo, trasformandolo in un cammino verso la fede. Successivamente, nei percorsi di bosso all’interno dei giardini, assume uno scopo più giocoso.

labirinto classico
labirinto classico

IL LABIRINTO CLASSICO

I primi labirinti sono di tipo unicursale, detto anche univiario o pseudolabirinto. E’ caratterizzato da un tipo di percorso che, benchè lungo e complicato, non presenta false piste e possibilità di errore. Impossibile da collocare nel tempo, il labirinto classico è stato rappresentato in numerose incisioni rupestri, i primi esemplari appaiono simili ad una spirale, ma esistono anche versioni quadrate. Il più famoso è quello di Cnosso

ANCHE NEL NUOVO MONDO E’ PRESENTE IL LABIRINTO

Nella cultura dei nativi americani esiste il mito di un dio creatore, conosciuto con il nome di I’itoi, che risiede in un labirinto sotterraneo scavato, sotto una montagna in Arizona. Della leggenda rimane un motivo decorativo che ritrae un uomo stilizzato all’ingresso di un labirinto, molto frequente nelle incisioni rupestri e nei prodotti dei nativi.

LA RELIGIONE E I LABIRINTI MEDIEVALI

Il più antico labirinto in una chiesa cristiana si trova sul pavimento della Basilica di San Vitale a Ravenna e risale al VI secolo. Durante il dodicesimo e il tredicesimo secolo, tracciati a forma di labirinto unicursale, iniziano ad essere raffigurati sulla pavimentazione interna delle cattedrali gotiche, come nel Duomo di Siena o in alcune Cattedrali francesi. Questi labirinti rappresentano il cammino simbolico dell’uomo verso la “città di Dio” che viene posta al centro. Diventano un simbolo di espiazione e si percorrono durante la preghiera per simulare il pellegrinaggio. La lunghezza e la tortuosità del percorso vuole richiamare le difficoltà incontrate durante il cammino spirituale. Nel tempo questo rituale va perduto e molti labirinti, ritenuti ormai inutili, vengono distrutti.

Scultura nel percorso
Scultura nel percorso del labirinto di Masone

L’INTERPRETAZIONE SCANDINAVA DEL LABIRINTO

Nello stesso periodo vengono costruiti in Scandinavia, tantissimi labirinti in pietra, posti in riva al mare. Si crede possano intrappolare gli spiriti maligni e i venti sfavorevoli alle imbarcazioni dei pescatori. Si ispirano alla leggenda sulla città di Troia, le cui mura sono talmente complesse da impedire l’uscita di qualsiasi nemico che possa essere riuscito a penetrarvi.

I LABIRINTI NEI GIARDINI

Sono molto numerosi sia in Italia che in Europa e hanno per lo più uno scopo ludico, oltre che estetico. In Veneto è famoso quello in bosso sull’isola di San Giorgio a Venezia, che si ispira al racconto di Borges “Il giardino dei sentieri che si biforcano”. Celebre è anche quello di girasoli, nella Reggia di Venaria Reale o quello in pietra nel castello di Donnafugata, in Sicilia. Ma tanti altri si possono trovare in tutta Italia o in varie parti d’Europa.

Scorcio percorso
Scorcio percorso

IL LABIRINTO TRA MITO E LETTERATURA

Quello del labirinto è un tema che accompagna da sempre la storia dell’uomo. Appare in varie culture, epoche e luoghi della terra, fin dai tempi antichi. Ancora oggi il labirinto continua ad affascinare per il suo mistero sia artisti che scrittori che gli attribuiscono il loro personale significato.

CNOSSO E IL LABIRINTO CON IL MINOTAURO

Il mito greco del labirinto e del Minotauro di Cnosso si colloca tra leggenda e allegoria, non è un racconto verosimile ma evoca figure e simboli carichi di significato.


LA STORIA: Pasifae, moglie del re di Creta, Minosse, rimane abbagliata da un meraviglioso toro bianco e si accoppia con lui generando il Minotauro, un essere mostruoso dal corpo d’uomo e dal capo taurino. Minosse, offeso da questa nascita, vuole nasconderla agli abitanti dell’isola e fa costruire da Dedalo un complicatissimo labirinto, dove rinchiudere il mostro. 

Quando Androgeo, figlio di Minosse, muore, ucciso da alcuni ateniesi. Il padre decide, per vendicarsi, che la città di Atene, sottomessa allora a Creta, avrebbe dovuto inviare al labirinto, ogni nove anni, sette fanciulli e sette fanciulle ateniesi da offrire in pasto al Minotauro.

Teseo, figlio del sovrano di Atene, per liberare la sua città da questo macabro rituale, parte con le vittime sacrificali per introdursi nel labirinto e uccidere il Minotauro. Arrivato a Creta si innamora di Arianna, figlia di Minosse, che lo ricambia e gli procura un filo da srotolare durante il cammino all’interno del labirinto. Teseo, raggiunge il Minotauro, lo uccide e riesce ad uscire seguendo il filo lasciato dietro di sé. Dopo aver promesso di sposare Arianna, la porta con se nel ritorno verso casa, ma quando arriva sull’isola di Naxos, decide di abbandonarla per lasciarla a Dioniso. Durante il viaggio si dimentica di cambiare le vele nere con quelle bianche, come aveva promesso al padre Egeo, in caso di vittoria. Quest’ultimo, interpretando il colore nero come segno di sventura si uccide gettandosi in mare.


Teseo entra da solo nel labirinto e da solo sostiene la lotta col Minotauro. Riesce a ritrovare l’uscita mediante l’astuzia e la prudenza rappresentata dal filo, come in un tipico processo di iniziazione. L’uscita dal labirinto assume il significato di rinascita ed ingresso in una nuova fase dell’esistenza.

Dettaglio sculture nel labirinto
Dettaglio sculture nel labirinto

IL LABIRINTO DI ITALO CALVINO

Per Italo Calvino il labirinto rappresenta la sfida verso la complessità e le insidie della vita contemporanea con i suoi falsi miti. Percorrere il labirinto, significa essere all’altezza di affrontare la complessità del presente, senza restare prigionieri del suo fascino. Per Calvino chi resta fuori dal percorso, pensa erroneamente di poter vincere i labirinti sfuggendo alle loro difficoltà, con l’unico risultato di rimanere emarginato e inconsapevole.

busto della collezione
busto della collezione

LA COMPLESSA INTERPRETAZIONE DEL LABIRINTO SECONDO J.L. BORGES

Borges è affascinato dal concetto del labirinto che è ricorrente nelle sue opere. Il mondo di Borges nella “Biblioteca di Babele“,  è dominato da interminabili scaffalature in cui sono custoditi tutti i libri scritti e non scritti, i libri del passato e quelli del futuro. Un dedalo infinito, in cui l’uomo è un “imperfetto bibliotecario” che vive nelle gallerie esagonali di un’immensa esposizione di libri che rappresenta la vita. Nel racconto “Il giardino dei sentieri che si biforcano”  invece, sostiene che la nostra esistenza individuale è solo una delle innumerevoli variabili che potrebbero venirsi a determinare se, in alcune circostanze, gli eventi si svolgessero in un modo anziché in un altro. Una sorta di teoria degli universi paralleli generati continuamente dalle scelte fatte e non fatte, che finiscono col creare un labirinto intricatissimo di possibilità. Un concetto simile, ma estremamente semplificato è descritto nel film “Sliding Doors”.

«Tutte le parti della casa si ripetono, qualunque luogo di essa è un altro luogo. Non ci sono una cisterna, un cortile, una fontana, una stalla; sono infinite le stalle, le fontane, i cortili, le cisterne. La casa è grande come il mondo.»

(J.L.BorgesLa casa di Asterione)

esposizione edizioni
esposizione edizioni

NEL LABIRINTO DEL SAPERE: IL NOME DELLA ROSA DI UMBERTO ECO

Gran parte delle opere di Borges ispirate al concetto del labirinto, influenzano altri autori.

Nel “Nome della rosa”, di Umberto Eco, l’azione si svolge prevalentemente nella grande biblioteca di un monastero, esplicitamente ispirata a quella descritta da Borges, di tipo multicursale. Con questo l’autore commette un anacronismo, sicuramente voluto, per assecondare la trama. I primi labirinti multicursali nascono infatti solo nel sedicesimo secolo.

Nel romanzo, il labirinto è un luogo centrale e disorientante, che custodisce il sapere e i misteri, riservati solo agli addetti. Soltanto l’arguzia e il ragionamento permetterà il percorso verso la comprensione. La biblioteca qui non interessa tanto come luogo fisico, ma come spunto filosofico. L’opera ha un valore simbolico  e la biblioteca rappresenta contemporaneamente il fascino verso la cultura, e il pericolo di essere accusati di presunta arroganza dovuta al troppo sapere.

opera in esposizione
opera in esposizione