“IMPIPATENE E GUARDA IN ALTO”
Eh si… Il Conte Giuseppe Visconti di Modrone aveva ragione ed ebbe davvero una bella idea, facendo costruire Grazzano. Fu lui infatti che il secolo scorso ristrutturò il suo castello e decise di circondarlo con un parco meraviglioso, completando l’opera con la costruzione di un’intero borgo. E’ così che nacque Grazzano Visconti. Ma la frase iniziale cosa c’entra? Ve lo spiego dopo. Ci sarà un capitolo intero dedicato alle “stranezze” di questo posto.
GRAZZANO VISCONTI
La Grazzano di oggi è un paesino in provincia di Piacenza ed è una meta pop e molto amata dai turisti. Nasce come borgo di artigiani, ma ormai quasi tutte le botteghe ospitano negozi che vendono cibo o souvenir. Durante l’anno si tengono parecchie manifestazioni, alcune in costume, durante le quali, la famiglia Visconti di Modrone permette l’accesso del pubblico al suo meraviglioso parco. Molto apprezzata qui, è anche la cucina tipica piacentina, offerta dai vari ristoranti e trattorie sia dentro al borgo che nelle vicinanze. Piacenza d’altronde è famosa per la qualità a tavola, ma ne parleremo prossimamente.
COME SI RAGGIUNGE
E’ collegato alla stazione ferroviaria di Piacenza da pullman di linea. In auto invece, si esce al casello autostradale di Piacenza Sud e si procede sulla provinciale per la Val Nure.
LA STORIA DEL BORGO
I DIPINTI DEL BORGO
IL CASTELLO
IL PARCO
Il Parco che circonda il Castello, si estende su 15 ettari ed è stato realizzato insieme all’ultimo restauro dell’edificio. Metà è in stile inglese e metà è in quello italiano. Ospita una grande varietà di specie botaniche, alcune autoctone, altre provenienti dall’estero. Sono presenti alberi secolari tra cui un platano di 150 anni. E’ bellissimo e vale la pena visitarlo.
CURIOSITA’ E PICCOLI MISTERI
ALOISA IL FANTASMA INNAMORATO
In posizione semi nascosta si trova la statua di una donna cicciottella con braccia conserte che sembra uno gnomo. Ma chi è questa signora? Il suo nome è Aloisa ed era la moglie di un capitano della milizia, morta di gelosia, dopo aver scoperto che il marito la tradiva. Sembra che il suo fantasma si aggiri di notte nel castello e faccia parecchi dispetti ai visitatori. Gelosa e arrabbiata, se la prende soprattutto con le coppie, che si racconta vengano addirittura prese a schiaffi. Dicono che però sia facile tranquillizzarla, adulandola con qualche regalino. Le sono particolarmente graditi i fiori e piccoli ornamenti. La leggenda vuole che questi oggetti la rendano addirittura complice nella ricerca dell’anima gemella e che non si debba assolutamente osare a lasciarle soldi a meno che non si voglia scatenare la sua ira. E così Aloisa se ne sta lì, vicino alla Piazza del Biscione, con l’espressione compiaciuta, spesso coperta di fiori e oggettini lasciati in regalo da chi spera di essere aiutato a conquistare l’amore.
LA PORTA CON GLI UCCELLI INCHIODATI
CAN DA LA BISSA!
Nel castello e nel borgo si trova spesso il simbolo dei Visconti (presente anche sullo stemma di Milano). Si tratta di un Biscione con un bambino in bocca, sembra quasi che se lo stia mangiando. L’origine del suo significato è incerto. Potrebbe far riferimento al copricapo di un guerriero saraceno, ucciso durante le crociate. Esistono comunque altre leggende più o meno fantasiose. Ne abbiamo una che narra dell’uccisione di un drago che terrorizzava Milano mangiandosi gli abitanti. Alcune altre sono invece basate sulla soppressione di pericolosissimi serpenti assassini.
(NDA: sia la porta che lo stemma fanno pensare a una propensione all’horror di questa famiglia nel corso dei tempi. Sicuramente avevano una tecnica comunicativa molto aggressiva)
“Can da la Bissa!” E’ un esclamazione ancora in uso, che sembra originaria di questi luoghi. Deriva dai numerosi cani da guardia con cui i Visconti usavano viaggiare. Tutti gli animali portavano un collare con il simbolo visconteo della biscia. Da qui la frase nota. Esiste tra l’altro, anche un gruppo musicale, noto nel territorio piacentino, con questo nome.
OTLA NI ADRAUG E ENETAPIPMI
Sui muri del borgo si trova in più punti un’enigmatico dipinto dove c’è un cartiglio con una frase misteriosa scritta in caratteri gotici
Provate a guardarla da destra a sinistra e leggerete la frase: “Impipatene e guarda in alto”. E’ la sfida rivolta ad eventuali critiche sull’autenticità del borgo. Perchè non conta se le case non sono originali dell’epoca, l’importante è lo scopo che si è posto chi ha pensato questo luogo e soprattutto il risultato che ha ottenuto e consolidato negli anni.