NADIA COMANECI, è forse la migliore ginnasta del XX secolo, simbolo di perfezione e dotata di una tecnica eccezionale. Questa ragazzina rumena, che a soli 16 anni ridisegna la storia della ginnastica artistica, nasconde dietro alle sue vittorie una storia incredibilmente dura e dolorosa.
Il fenomeno Comaneci esplode alle Olimpiadi di Montreal del 1976. La si vede letteralmente volare sugli attrezzi o negli esercizi a corpo libero, sfidando la forza di gravità senza apparente fatica. Non suda, non ha il fiatone, compie movimenti impossibili come se fosse per lei la cosa più naturale del mondo. E’ una bambina robot di 40 chili, dalla tecnica perfetta come mai si era visto prima. Nemmeno il tabellone è pronto per il primo 10 nella storia della ginnastica artistica e al momento della votazione segnala “1”. E’ infatti programmato per contare solo fino a 9.99 perchè, prima di Nadia, è considerato impossibile ottenere un punteggio superiore.
I PRIMI ANNI
Nasce a Onești, il 12 novembre 1961 e inizia a fare ginnastica a soli 3 anni. Quando ne ha 6 viene notata dal tecnico Béla Károlyi che appena la vede, capisce subito di essere di fronte a una futura fuoriclasse e decide di metterla in squadra. Per Nadia Comaneci inizia un periodo di allenamenti intensi, diete durissime, disciplina ferrea che, con le sue qualità innate, le faranno vincere tutto.
MONTREAL 1976, IL TRIONFO
Dopo una veloce escalation fatta di vittorie, arriva Montreal e il 1976. Qui trionfa come sportiva e incontra Bart Conner, un ginnasta statunitense di 18 anni, che si prende una cotta per lei. Il bacio sulla guancia che Bart le darà in occasione del suo primo 10, viene immortalato dai fotografi, ma lei è talmente giovane da non accorgersi di nulla.
IL RITORNO DELLA VINCITRICE
In quel periodo la Romania è sotto la dittatura comunista. Quando torna in patria Nadia è un’eroina nazionale e Ceausescu le conferisce il titolo massimo di “Eroe del lavoro socialista”. Viene invitata spesso a palazzo e a soli 15 anni è costretta a diventare l’amante di Nicu Ceaușescu, figlio prediletto del dittatore. Nicu è un uomo violento, alcolizzato, tristemente noto per le sue molestie alle donne e sottopone Nadia a continui abusi fisici e sessuali. Oltre all’obbligo di questa relazione, continua ad essere vessata da allenamenti estenuanti e regimi dietetici rigidissimi. Quando il suo allenatore-aguzzino Béla Károlyi scappa negli stati Stati Uniti, ingrassa e tenta il suicidio bevendo un bicchiere di candeggina. Il regime occulta tutta la vicenda e la costringe a ritornare agli allenamenti. Nadia, obbediente, dimagrisce e torna a vincere nelle Olimpiadi del 1980. Quando smette di gareggiare, diventa allenatrice e inizia a pensare di scappare dalla Romania, ma non è semplice perchè viene controllata a vista.
LA FUGA
Nel 1989, L’URSS di Mikalil Gorbaciov avvia la “perestrojka”. Questo processo di riforme verso una progressiva democratizzazione del regime, indebolisce i dittatori locali. Nadia in quel periodo viene fermata su un autobus senza biglietto e il controllore non la riconosce. Capisce in quel momento che lo sport e la gloria sono finiti e decide di riprendere in mano la sua vita. Una notte del 1989, la Comaneci, da sola, si avvia a piedi verso il confine con l’Ungheria, cammina al buio, per sei ore, fino a quando, in un punto non vigilato, passa il confine e sale sull’auto di Constantin Panait, un amico che l’attende dall’altra parte. La fuga la porta negli Stati Uniti, dove viene accolta come rifugiata politica.
Pochi mesi dopo la popolazione rumena insorge contro Ceasescu che viene arrestato, condannato a morte e ucciso con la moglie, dopo un processo sommario. Nicu viene condannato a 20 anni di carcere, da cui esce con la salute compromessa dall’alcol per morire pochi anni dopo di cirrosi epatica.
LA NUOVA VITA
L’ORRORE E’ ALLE SPALLE
Di quel terribile periodo presso la corte dei Ceaușescu non ne vuole più parlare. Dopo un percorso durissimo è riuscita a ricostruirsi una vita dove il successo è finalmente legato ad un’esistenza appagante.
La storia di Nadia Comaneci potrebbe essere una favola moderna, con un risvolto romantico, il cui messaggio è quello di non arrendersi mai, anche quando tutto sembra perduto.
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